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Background music, sound design e audio: il Made in Italy cresce nel mondo (sabato 21 dicembre 2019)

Chi lavora nel settore musicale ne parla poco, ma la situazione è chiara: suono e musica, sui media - Web, tv, radio, cinema - sono sempre più curati
L'industria del marketing e della pubblicità si è accorta del potere di ciò che tramite le orecchie spesso arriva al cuore e al portafoglio. Qualche anno fa solo pochi marchi avevano un sound logo, ovvero un logo sonoro. Oggi i produttori di automobili che non ne utilizzino uno alla fine dei loro spot, in tv, alla radio o sul web, sono una ristretta minoranza. Volkswagen ha capitolato poche settimane fa, optando una brillante frase di sintetizzatore brillante, ben diversa dall'energia delle note, anch'esse elettroniche, scelte da BMW.
Anche se molti sognano ancora di diventare top dj, è la figura del sound designer ad essere sempre più essenziale per chi produce strumenti e software musicali... E non solo. L'industria dei podcast, che in Italia è ancora agli albori, è ormai una realtà concreta a livello pubblicitario per chi pubblica Time Magazine o New York Times. Addirittura, alla fine di ogni singola puntata del quotidiano "Today in Focus" di The Guardian, uno dei podcast più curati e influenti, accanto a quello del giornalista, viene citato il nome di chi ha curato il suono del progetto.
"Nelle campagne pubblicitarie e nei negozi, la musica non viene più usata secondo il gusto personale dell'amministratore delegato delle azienda", spiega Stefano Fontana, dj producer - già titolare del progetto Stylophonic - che dieci anni fa circa ha fondato Sound Identity, agenzia specializzata in sonic branding. Nel tempo ha collaborato con marchi come Ferrari, Coin Excelsior, Zegna, Dolce & Gabbana. "La selezione e la creazione musicale oggi derivano da un studio anche neurologico in cui si cercano suoni che rappresentino davvero i valori del brand".
Nel corso del tempo il lavoro del music designer si è decisamente evoluto. "Un tempo c'era il classico consulente / dj che realizzava compilation guidate dal gusto musicale dello stilista, che nella moda resta fondamentale", continua Fontana. "L'approccio di Sound Identity invece è più scientifico e collettivo. Credo sia poi necessario un lavoro di raccordo tra valori del brand, la sua storia e la musica. Ci stiamo proponendo in questo senso, facendo anche un lavoro di 'evangelizzazione'. A volte perdiamo dei lavori perché siamo 'troppo' strutturati, ma quando i risultati arrivano la soddisfazione è grande. E' il caso di OVS, che anche grazie alla musica si è riposizionata con successo".
Le agenzie italiane che si occupano di suono e multimedialità sono ormai molte. "Dopo un decennio di dominazione dei visual media e della cultura delle immagini, il suono sta tornando in primo piano. Ciò è dovuto allo streaming, innovativo perché disponibile sempre e ovunque. Molte recenti ricerche dicono che i giovani della Generazione Z e i Millennial pensano che l'audio sia una via di fuga da un'eccessiva stimolazione visiva", spiegano Matteo Arancio e Roberto Brignoli, entrambi musicisti, i creatori Rubrasonic Music Design. E' una boutique sonora con 16 anni di storia che oggi seleziona musica per oltre mille spazi, sparsi in 26 paesi del mondo.
Dalla sede di Palosco (BG), località non poi così glamour, lo staff Rubrasonic seleziona la colonna sonora degli store Kiko Milano e pure, tra gli altri, quella di spazi a cinque stelle come gli hotel Lefay Resort, boutique come One Off e Follie Follie. Tra i tanti ristoranti deluxe, a Dubai, sonorizzano Alici e Il Borro, legato alla famiglia Ferragamo. "Investire in sonic branding è una necessità, oggi, non solo nei negozi. I dati parlano chiaro: lo streaming audio in generale è in forte crescita, quello in auto e l'uso di smart speaker ancora di più". Rubrasonic, tra l'altro, sta mettendo a punto una tecnologia che permette di 'portarsi a casa' l'esperienza musicale vissuta in negozio, in hotel, al ristorante. "Crediamo molto nell'innovazione, ma saranno sempre cultura musicale e capacità di far emozionare clienti ed ospiti a fare la differenza".
Si parla poco anche dell'impatto economico della background music, ma è anch'esso in decisa crescita. Non per caso colossi internazionali come Spotify ed Apple Music operano già in questo settore. Rubrasonic, come molti dei più importanti operatori italiani fa parte di AMP, Associazione Music Provider. Complessivamente AMP sonorizza circa 30.000 punti vendita. C'è stato un deciso incremento negli ultimi mesi, visto che alcuni operatori hanno acquisito importanti aziende europee.
I music provider pagano diritti come utilizzatori, ma ovviamente poi il grosso degli incassi l'industria musicale lo fa con i diritti di diffusione, pagati da chi gestisce catene di negozi, boutique, ristoranti, etc. Secondo una stima di AMP, il settore nel 2018 ha pagato a SIAE (che tutela autori ed editori) ed SCF (il conosorzio di produttori e interpreti) circa 23 milioni di euro. E' una cifra importante: più o meno il 3% di quanto SIAE ha incassato nell'intero 2017 (oltre 15 milioni e mezzo di euro su 480) e ben il 15% degli incassi lordi di SCF (oltre 7 milioni di euro su poco più di 48).
Non è solo una questione di soldi: i music provider svolgono anche un ruolo importante di promozione per un utilizzo legale e consapevole della musica. Molti credono ancora che basti pagare quanto dovuto a SIAE per poter trasmettere la proprie playlist da Spotify (Free o Premium) o da Apple Music, ma non è così.
Chi vuole diffondere musica in streaming deve invece utilizzare servizi dedicati al settore pro come Soundtrack your brand (Spotify), il più recente Apple Music for Business, creato insieme a Play Network, oppure affidarsi ad una delle tante playlist 'Retail Music' create da Soundreef con il proprio repertorio.
I brand italiani stanno crescendo nel mondo anche nell'audio, un altro settore in cui gli sbocchi professionali sono concreti. E' il caso di RCF, appena diventato naming sponsor di Campo Volo a Reggio Emilia , oggi RCF Arena : l'azienda continua a crescere ed esporta oltre il 90% dei suoi prodotti.
Un caso decisamente interessante è pure quello di Pequod Acoustics, azienda fiorentina che in breve tempo si sta affermando nel mondo, soprattutto in Asia.
Le casse Pequod, con i loro colori forti e le loro forme curve, proprio come le lampade di qualità Made in Italy, si fanno notare per il loro design unico. Se alla forma si unisce la sostanza di un suono potente e pulito, i risultati arrivano... e così oggi Pequod fa ballare, tra gli altri, il Phi Beach in Costa Smeralda ed il nuovo 1-Altitude, rooftop a 282 metri d'altezza sul mare di Singapore.