E giunse anche il turno di Warner Music Group: dopo Sony Music, che aveva inviato lettere simili a oltre 700 società a maggio, anche WMG ha scritto a una lista di aziende tecnologiche intimando loro di non utilizzare la propria musica per addestrare la tecnologia di intelligenza artificiale senza permesso. Mosse che si sommano a quella di poche settimane fa, con la quale le tre principali etichette hanno citato in giudizio Suno e Udio accusandole di “violazione intenzionale del copyright su una scala quasi inimmaginabile”
Nella nota ufficiale resa pubblica da WMG si legge: “È imperativo che tutti gli usi e le implementazioni delle tecnologie di apprendimento automatico e intelligenza artificiale rispettino i diritti di tutti coloro che sono coinvolti nella creazione, marketing, promozione e distribuzione della musica… Tutte le parti devono ottenere una licenza espressa da WMG per utilizzare… qualsiasi opera creativa posseduta o controllata da WMG o per collegarsi o ingerire tali opere creative in connessione con la creazione di dataset, come input per qualsiasi tecnologia di apprendimento automatico o intelligenza artificiale, o per addestrare o sviluppare qualsiasi tecnologia di apprendimento automatico o intelligenza artificiale”.
E’ dunque, questo, un altro episodio che vede non solo l’industria musicale contrapporsi alla logica delle startup di AI, ma anche il quadro legislativo statunitense e la recente normativa della UE fornire ai contendenti basi opposte per sostenere le proprie tesi.
Le aziende tecnologiche sostengono infatti, praticamente in blocco, che le loro attività di addestramento dei modelli di AI generativa rientrino nel “fair use” — la dottrina legale americana che consente l’uso non autorizzato di opere protette da copyright in determinate situazioni.
Secondo l’AI Act Europeo approvato a maggio di quest’anno, invece, “…qualsiasi uso di contenuti protetti da copyright richiede l’autorizzazione del titolare del diritto interessato, a meno che non si applichino eccezioni e limitazioni pertinenti al copyright… I titolari dei diritti possono scegliere di riservare i loro diritti sulle loro opere o altri soggetti per impedire l’estrazione di testi e dati, a meno che ciò non sia fatto per scopi di ricerca scientifica”. E’ questa la base che rafforza la tesi delle labels.
Fonte: MusicBiz